Incredibile. Quanto tempo a studiare l'inizio di Driven to tears, quanto tempo a discutere se la chitarra di Message in a bottle fosse doppiata o avesse l'harmonizer, e il delay sulla batteria di Walkin' on the moon se lo metteva lui da solo o glielo metteva il fonico? oppure l'entrata su King of pain è fuori tempo o è voluta? ...e potrei continuare per ore… per ore… come tanti pischelli innamorati della musica… innamorati dei Police… a 14 anni suonavo la batteria nei “fall out”e facevamo solo i loro pezzi, li suonavamo male, ovviamente, ma chissenefega… suonavamo… io volevo essere Stewart Copeland… bello come il sole... gli occhi spiritati... i cerotti sulle dita... un suono e un groove di batteria pazzesco... divenuto familiare come la voce di mia madre. Il 31 gennaio del 1984 con Daniele Francesca e Paolo salimmo la collinetta del Palaeur per assistere a uno dei due concerti che i Police fecero a Roma per il Synchronicity Tour… per due ore fummo vicini, a distanza di pochi metri… poi tornammo inevitabilmente lontanissimi, io a scuola la mattina dopo... loro in quel poster che avevo in alto a sinistra sopra il letto… quasi trent'anni dopo Daniele è diventato editore e sta pubblicando in questi giorni un libro speciale per lui...“strange things happens”… la biografia di Stewart Copeland che verrà presentato alla casa del jazz a Roma domani 24 giugno… si suonerà… e io sarò lì… a suonare con lui… con quel biondo che a quasi 60 anni durante le prove alla fine di ogni pezzo si leva la maglietta sudata e la appende sulle meccaniche della batteria… immenso.… con quel rullante dietro la schiena non potrò sbagliare tempo… che cavolo è la vita…
Nicc